ABBUFFATA

     

     

    abbuffata

     

    Il DSM 5 definisce l'abbuffata come il mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders = Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali).
    L'episodio di abbuffata è legato alla sensazione di perdere il controllo e al fine di essere definito tale deve avere almeno tre delle seguenti caratteristiche:
    • mangiare molto più rapidamente del normale,
    • mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni,
    • mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente affamati,
    • mangiare di nascosto e sentirsi disgustati verso se stessi e con forti sensi di colpa.

    Esistono due tipologie di abbuffate: oggettive e soggettive.
    Le abbuffate oggettive sono caratterizzate dal consumo di una gran quantità di cibo accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo. Spesso la persona in un così breve tempo è in grado di inghiottire dalle 1000 alle 2000 calorie. La presenza di abbuffate costanti e continue può favorire patologie come l'obesità.
    Le abbuffate soggettive, invece, sono caratterizzate dalla sola sensazione di perdita di controllo, senza però una reale assunzione di una grande quantità di cibo.

    L'abbuffata è legata a due cause principali:
    • una restrizione calorica: la persona si priva di alcuni cibi e riduce drasticamente il fabbisogno energetico;
    • una restrizione cognitiva: la persona in modo molto rigido prevede ogni minima cosa da ingerire, come e quando farlo.
    Il rispetto rigido di queste regole e il non prendere minimamente in considerazione la flessibilità verso queste, produce inevitabilmente la perdita di controllo e quindi l'abbuffata. Un pensiero dicotomico, tutto o nulla, che porta ad abbandonare completamente il controllo dell'alimentazione e ad abbuffarsi (Ranzini, 2021).

    Particolari eventi di vita e cambiamenti emotivi possono contribuire alla rottura delle regole dietetiche e, dal momento che l'abbuffata migliora temporaneamente il tono dell'umore, c'è il rischio che possa diventare un mezzo disfunzionale per far fronte a tali difficoltà.
    Le modalità con cui ci alimentiamo, infatti, sono spesso influenzate da situazioni ed emozioni: alcuni si servono del cibo per alleviare momenti di disagio e sofferenza, altri lo usano per gratificarsi, altri ancora per gestire preoccupazioni e ansia.

    L'assunzione di alcolici è un aspetto che favorisce la disinibizione, portando le persone ad essere più vulnerabili al discontrollo degli impulsi e alla sperimentazione di emozioni disturbanti. Questo può agevolare la perdita di controllo, anche dal punto di vista alimentare, così anche il cibo viene assunto in maniera disfunzionale per alleviare le cosiddette emozioni negative.

    Le esperienze di abbuffata sono accompagnate da vissuti solitamente molto dolorosi, come emozioni di disgusto, repulsione, vergogna e colpa. La maggior parte delle persone, infatti, riconoscono questi episodi come qualcosa di egodistonico, di cui si vorrebbero liberare.

    Le abbuffate possono avere vari tipi di "costi":
    psicologico: bassa autostima, emozioni di colpa, vergogna, disgusto e repulsione;
    sociale: isolamento e difficoltà nelle relazioni;
    fisico: insonnia, distensione addominale, obesità.

    Le abbuffate sono spesso parte della manifestazione di un disturbo legato all'alimentazione, in particolare nel momento in cui interferiscono con la salute e con la qualità di vita delle persone.
    Gli episodi di abbuffata sono presenti in alcuni disturbi:
    • Anoressia nervosa: limitata assunzione di calorie volontaria che provoca nella persona uno stato di sottopeso. Vi è un'eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo e una pervasiva paura di ingrassare. L'anoressia nervosa può essere del tipo con abbuffate/condotte di eliminazione.
    • Bulimia nervosa: ricorrenti episodi di abbuffata, con successive condotte di compenso, come vomito autoindotto, esercizio fisico eccessivo, uso eccessivo di diuretici, lassativi, digiuno. Il valore personale è fortemente condizionato dalla propria capacità di controllare il peso e la forma del corpo.
    • Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge eating disorder): ricorrenti episodi di abbuffata con conseguente marcato disagio, senza la messa in atto di condotte compensatorie.

    Spesso nel contesto familiare ma anche sociale, i disturbi del comportamento alimentare (DCA) vengono sottovalutati e solo quando procudono effetti visivi sul corpo si arriva a chiedere aiuto.
    Come per tutti i disturbi, in modo particolari i disturbi del comportamento alimentare, il tempo ha un ruolo di estrema importanza: prima si agisce più i danni possono essere contenuti.

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