'O PEGGIO SURDO È CHILLO CA NUN VO' SENTIRE

    non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire

     

    Cioè... Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire

    Il detto napoletano " O peggio surdo è chillo ca nun vo' sèntere " significa che “non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire”, ovvero di chi si rifiuta di ascoltare i consigli, le critiche o le verità che gli vengono detti
    .
    Questo detto può essere usato in una seduta di psicoterapia gestaltica, un metodo psicoterapico che si basa sul principio della consapevolezza del qui e ora, ovvero della capacità di vivere pienamente il presente, senza farsi condizionare dal passato o dal futuro.
    Il terapeuta gestaltico può usare il detto napoletano per aiutare il paziente a prendere coscienza delle sue resistenze, dei suoi blocchi e delle sue difese, che gli impediscono di entrare in contatto con sé stesso, con l'altro e con l'ambiente. Il terapeuta gestaltico può usare il detto napoletano per invitare il paziente a sperimentare il contatto con le sue emozioni, i suoi bisogni e i suoi pensieri, favorendo l'espressione autentica e creativa di sé. Il terapeuta gestaltico può usare il detto napoletano per stimolare il paziente a confrontarsi con le sue difficoltà, i suoi conflitti e le sue sfide, incoraggiandolo a trovare le sue soluzioni e le sue risposte.

    Un esempio di uso del detto napoletano in una seduta di psicoterapia gestaltica potrebbe essere il seguente:

    Terapeuta: Cosa ti porta qui oggi?

    Paziente: Ho dei problemi con mio marito, non ci capiamo più, litighiamo sempre.

    Terapeuta: Cosa provi quando litighi con tuo marito?

    Paziente: Rabbia, delusione, tristezza.

    Terapeuta: E cosa fai quando provi queste emozioni?

    Paziente: Cerco di evitarle, di distrarmi, di non pensarci.

    Terapeuta: Ti va di ascoltare un detto napoletano e di dirmi cosa ti suggerisce?

    Paziente: Va bene, dimmelo.

    Terapeuta: O peggio Surdo è chillo ca nu vò sentire.

    Paziente: Vuoi dire che sono sorda, che non voglio sentire?

    Terapeuta: Non lo so, tu cosa ne pensi?

    Paziente: Penso che forse hai ragione, che forse non voglio sentire quello che mi dice mio marito, quello che mi dicono le mie emozioni, quello che mi dice la mia vita.

    Terapeuta: E come ti senti a pensare così?

    Paziente: Mi sento in colpa, confusa, persa.

    Terapeuta: E se invece ti dicessi che il detto napoletano non è una accusa, ma un invito?

    Paziente: Come sarebbe un invito?

    Terapeuta: Un invito a sentire, a ascoltare, a comunicare.

    Paziente: E cosa potrei sentire, ascoltare, comunicare?

    Terapeuta: Potresti sentire le tue emozioni, ascoltare il tuo marito, comunicare le tue esigenze.

    Paziente: Forse potrei, ma non so come fare.

    Terapeuta: E se invece ti dicessi che il detto napoletano non è una difficoltà, ma un'opportunità?

    Paziente: Come sarebbe un'opportunità?

    Terapeuta: Un'opportunità per crescere, per cambiare, per vivere.

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